la donna di picche

 

«Fante di cuori, dieci di cuori, Donna di cuori, Re di quadri… Stiamo andando bene, mia cara! Proprio molto bene!»

Le era bastato uno sguardo per capire che sarebbe stato un gioco da ragazzi: quella signorina bionda così ansiosa di sapere cosa le stava riservando il futuro era il tipo giusto per cadere nella sua ragnatela. Erano bastate un paio di domande generiche, assieme ad altrettante apparentemente casuali, ma invece estremamente mirate, per capire che era innamorata cotta di un ricco giovanottone dagli occhi azzurri che aveva adocchiato all’Università e che temeva di non riuscire a coronare il suo sogno d’amore. Le carte, però, parlavano chiaro: amore, fortuna ed anche un po’ di denaro, che non guasta mai. Non potevano sbagliare, specialmente se era lei a manipolarle con inveterata destrezza.

«Il fante di cuori corrisponde al tuo ragazzo, ed è uscito per primo, quindi ha la massima importanza; il dieci di cuori lo rafforza nei suoi sentimenti nei confronti della Donna di cuori, che in questo caso sei tu! E poi c’è il Re di quadri che indica fortuna e ricchezza! È una combinazione strepitosa!»

La ragazza arrossì e, con la mano, si coprì un fugace sorriso mentre la maga continuava a far scivolare sul tavolo le altre carte: «Sette di fiori, tre di quadri, cinque di fiori…nulla d’importante, normale routine… sette di quadri e…ahi! ahi! La Donna di picche!»

La giovane subito si corrucciò preoccupata: «Cosa succede? C’è qualcosa che non va?»

«Oh, niente di grave! La Donna di picche! È uscita solo adesso e quindi non conta molto, tuttavia…»

«Tuttavia?» chiese la ragazza sempre più ansiosa.

«Tuttavia significa che c’è negatività: nulla di tragico, sia ben chiaro, qualcosina come l’invidia di qualcuno o – aggiunse con fare apparentemente casuale – un’altra donna…»

«Un’altra donna? Chi è quest’altra donna!»

«Oh lui non ne sa niente! Le carte parlano chiaro! Forse è qualcuna che vorrebbe entrare in competizione con te, ma per il momento questo è solo nelle sue intenzioni! Nondimeno, se fossi nei tuoi panni, non sottovaluterei il fatto!»

«E si può fare qualcosa?»

«Certo! Potrei prepararti una piccola magia, magia bianca sia ben chiaro!, che respingerà gli influssi negativi. Poi ci sarebbe un minuscolo, ma potente, amuleto da portare al collo, che potrai regalargli e che lo vincolerà sempre più a te!»

«Oh magari! Ma – aggiunse la cliente sempre preoccupata – potrò stare tranquilla? Funzionerà?»

«Ti ho mai mentito? La mia magia non sbaglia mai! Certo bisogna agire in tempo e, ogni tanto, verificare se tutto continua ad andar bene ed eventualmente intervenire di nuovo. Cosa vuoi, queste negatività sono un po’ come l’erba matta che s’infila tra le pietre del muro: se non la si estirpa per bene subito e non la si continua a tenere d’occhio, mette radici sempre più in profondità fino a creare danni irreparabili! Cosa ne dici, facciamo qualcosa?»

«Certo, certo!» le rispose la ragazza annuendo vigorosamente con la testa.

«Purtroppo tutte le cose fatte bene hanno un costo, ma dopotutto cosa sono pochi spiccioli se paragonati alla felicità di una vita?»

Le bastò vedere il sorriso sincero e pieno di speranza della fanciulla per capire che anche questa volta aveva fatto centro: se il ragazzo si fosse innamorato di lei, la Donna di picche avrebbe fatto capolino solo alla fine, se invece le cose fossero andate male, tanto meglio per lei! La Donna di picche sarebbe uscita per prima e, com’è noto, alla paura non si comanda!»

Tirò fuori da un cassetto una collanina da quattro soldi con un piccolo pendaglio di ottone argentato a forma di occhio.

«Fa sì che la indossi: l’occhio vedrà tutto e me lo comunicherà. Se ci fosse qualcosa di pericoloso per il vostro rapporto, verrò a saperlo e troverò la contromisura più efficace!»

Detto ciò si fece pagare ed accompagnò la ragazza alla porta, dandole una piccola bustina contenente un insieme di erbe magiche – in realtà un po’ di petali di malva essiccati misti a origano, timo e sale grezzo – con un foglietto sul quale aveva scarabocchiato le istruzioni ed una formula apparentemente incomprensibile da recitarsi mentre le si faceva bruciare in un piccolo recipiente, possibilmente di metallo, meglio se di rame.

«A presto, cara, ed attendo buone notizie!»



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  © Paolo Mameli
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